Quando “credere sempre alla vittima” si ritorce contro – La controversia di Kwite

Oggi vi propongo una storia che potremmo definire di “attualità”. La storia di Kwite.

“E chi cacchio è questo Kwite”, direte voi. Comprensibilissimo, io pure non l’avevo mai sentito nominare prima di tutta la controversia che lo ha riguardato nelle ultime settimane. E anche in seguito mi sono giusto tenuto un minimo informato su come procedeva la sua storia per un gusto di curiosità… “accademica”.

Beh, Kwite è uno youtuber americano che fa prevalentemente commentari comici, con quasi 2 milioni di iscritti e che aveva come caratteristica quella di non mostrare la faccia, per privacy e come parte del suo personaggio.
Nulla di troppo originale, ma in ogni caso poco importa e non serve sapere molto altro su di lui, ai fini della vicenda.

Kwite in uno dei suoi video

Nel tempo è rimasto coinvolto in un paio di controversie, di cui una ironicamente quasi speculare a quest’ultima. Ma, comunque, si può dire che gli andasse quasi tutto bene… fino allo scorso 22 febbraio.

Quel giorno, un utente Twitter conosciuto con il nome di Nyasputiin (o anche Orion, come preferisce farsi chiamare anche nella vita privata) postò un tweet che iniziava con “I refuse to be silent any longer” (“Rifiuto di stare ancora in silenzio”), all’interno del quale linkava un twitlonger (un sito su cui scrivere tweet lunghi da linkare poi su Twitter) in cui additava a Kwite la responsabilità di tutta una serie di realtà poco simpatiche.

Essenzialmente, lo accusava delle seguenti cose:

  • avere basicamente creato la “personalità web” di Kwite, ossia il design del suo personaggio, non ricevendone credito
  • gaslighting (manipolazione)
  • in un periodo in cui stavano insieme, di essere stato stuprato in macchina da Kwite, una sera in cui erano andati a vedere Black Panther al cinema
  • insulti di natura transfobica (Orion è un ragazzo trans, ossia biologicamente femmina ma di genere maschile)

E tutta un’altra serie di comportamenti tossici nei suoi confronti. Però beh, sì, sopra di tutto a svettare era l’accusa di violenza sessuale, ovviamente.

Come uniche “prove” di tutto ciò, Orion fornì una serie di screenshot poco contestualizzati (e che nessuno poteva assicurare non fossero contraffatti), in cui Kwite assumeva (presumibilmente) atteggiamenti vagamente sessuali nei confronti, o che (sempre presumibilmente) mostravano Orion creare “in diretta” l’avatar di Kwite (o perlomeno una sua primordiale versione).

Uno degli screenshot pubblicati da Orion nel suo twitlonger, in cui lui e Kwite sono apparentemente coinvolti in una conversazione a sfondo sessuale

In aggiunta, pubblicò su Twitter delle foto in erano presenti lui e Kwite, il quale all’epoca non aveva ancora compiuto un face reveal, di fatto “leakando” la sua identità prima che fosse lui stesso ad essere abbastanza a suo agio nel rivelarla.

Dopo la pubblicazione del tweet, si mise in moto la macchina dello scandalo e del fango del web.

Uno dei moderatori del server Discord di Kwite prese le difese di Orion, utilizzando l’hashtag “StandWithOrion” nella sua bio Twitter. Un altro utente, dichiarandosi partner di Orion, affermò che Orion aveva sviluppato un disturbo da stress post-traumatico per via di ciò che Kwite gli aveva fatto.

Il post di Orion venne ritwittato migliaia di volte, sollevando indignazione e provocando delusione in innumerevoli fan dello youtuber. Migliaia di persone iniziarono ad unfolloware Kwite su Twitter, decine di migliaia a disiscriversi dal canale YouTube. Sotto i suoi ultimi video si trovavano solo commenti riguardo alla situazione, in cui principalmente lo si insultava in ogni modo possibile, dandogli dello stupratore, transfobico, mostro, chi più ne ha più ne metta. La sua pagina su YouTube Wiki venne modificata più volte, aggiungendo insulti vari ed eventuali. I meme e le fan art fioccavano, tra coloro che volevano Kwite già in prigione e chi gli augurava di morire.

Alcuni commenti sotto uno dei video più recenti di Kwite, l’ultimo prima della controversia

Non molto dopo la pubblicazione del twitlonger, Orion disse poi, sempre su Twitter, che Kwite aveva bloccato il proprio server e profilo Discord, cosa risultata non vera. Infatti, Kwite rilasciò quasi immediatamente una dichiarazione sul suo server Discord, in cui diceva che era a conoscenza delle accuse a suo carico e che stava preparando una risposta. A quel punto, Orion cambiò versione, sostenendo di aver pensato che l’account fosse stato cancellato perché Kwite l’aveva bloccato, e che Kwite aveva comunque (sempre a detta sua) eliminato tutte le conversazioni avute tra loro due.

Nelle settimane successive, Kwite mantenne un silenzio radio su tutti i social, mentre chiunque continuava a rinfacciargli le peggio nefandezze. Per alcuni, il fatto che non si fosse ancora fatto sentire era già prova della sua colpevolezza, e l’opinione della maggioranza era che in caso di abuso si è “colpevoli fino a prova contraria”: tocca all’accusato discolparsi, mentre bisogna “sempre credere alla vittima”, a prescindere dalla quantità di prove presentate.
Naturalmente vi erano anche coloro che, fan di Kwite o meno, cercavano di mantenere un approccio più neutrale, ritenendo che in questo genere di circostanze bisogna ascoltare entrambe le campane. Ma la maggioranza bollava queste “farneticazioni” come un tentativo di silenziare una vittima di violenza.

Il teatrino è durato per un po’, fino a quando, l’11 marzo, Kwite non ha finalmente interrotto il suo silenzio postando un video sul suo canale, intitolato “For the Record“.

Un video di un’ora e trenta in cui Kwite, senza maschera per tutto il tempo, nel suo primo face reveal “ufficiale” (ricordiamo che Orion aveva già leakato la sua faccia senza consenso) sviscera per filo e per segno l’intera faccenda, dai suoi albori ad oggi, con tanto di ricerche meritevoli di una tesi di laurea.

Si scopre che Orion aveva mentito praticamente su tutta la linea.
Per farla breve, Kwite e Orion erano stati effettivamente amici per un certo periodo, intorno al 2018 (quando Kwite aveva 17 anni e Orion 18). Ma Orion era una persona incredibilmente tossica e manipolativa, che cercava costantemente di “oltrepassare i limiti” con Kwite (per il quale provava sentimenti non reciprocati) e che scherzava spesso e volentieri in maniera sessuale – e talvolta anche razzista – con lui.

Kwite era tipicamente a disagio, ma ogni tanto provava comunque a “flirtare” di rimando in maniera semi-amichevole e, in un’occasione, dietro forte insistenza da parte di Orion, i due si baciarono.

Ne seguì un rapporto prettamente platonico, in cui Orion alternava crisi autodistruttive (ad esempio, lui stesso, in momenti depressivi, si rivolgeva gli insulti transfobici che ha accusato Kwite di avergli mosso) ad altri comportamenti tossici di vario genere. Effettivamente i due furono “fidanzati”, per così dire; ma la relazione durò appena due giorni, e fu frutto di un momento di “debolezza” di Kwite, appena uscito da una delusione amorosa, il quale però capì letteralmente subito che Orion non gli piaceva davvero al punto da volercisi impegnare.

Una delle conversazioni tra Kwite e Orion, in cui Orion si definisce da solo “some dumb dyke who wishes they had a penis trying to pass of as a dude on the internet” (che grezzamente si potrebbe tradurre in “una sciocca lesbica che vorrebbe avere un pene e che finge di essere un maschio su Internet”), mentre Kwite cerca di calmarlo e consolarlo

Per tutta una serie di ragioni (che, se si è letto sino a qui, non dovrebbe essere difficile immaginare), Kwite decise di troncare definitivamente l’amicizia con Orion, il quale la prese davvero male.
Nel settembre 2018, Orion partecipò al video di un piccolo youtuber che stava dichiaratamente cercando di “cancellare” Kwite (probabilmente per pura antipatia personale). In una registrazione, Orion accusò Kwite di transfobia, di essere stato da lui insultato e chiamato con il suo deadname (che, per chi non lo sapesse, è il nome di nascita di una persona trans, con cui non si identifica più), ma non facendo minimamente menzione di alcuna violenza.

Kwite arrivò a conoscenza del video, ma non ritenne ci fosse motivo per prenderne atto pubblicamente. La sua eco fu in ogni caso molto bassa, tanto che l’autore lo privatizzò poco dopo, rimettendolo pubblico solo in occasione delle accuse di Orion qualche settimana fa.

Ci sarebbero molte altre cose da discutere del video di risposta di Kwite, ma mi sono dilungato già fin troppo. Basti sapere che, sin dai primi 20-30 minuti, fondamentalmente demolisce le molto scarne accuse di Orion, ribaltando qualunque “prova” decontestualizzata potesse avere, fornendo screenshot di messaggi privati su Discord, log di conversazioni Skype, tweet privati e pubblici. Tutto liberamente consultabile e scaricabile dagli stessi utenti tramite una cartella Drive in descrizione al video.

Nel resto del video, Kwite entra sempre più nei dettagli del suo rapporto con Orion, con dovizia di prove e ricostruzioni degne del migliore degli avvocati, non lasciando il minimo buco scoperto, e parlando persino di argomenti personali, come una forte ansia che non gli ha ancora permesso di avere rapporti sessuali (dichiara di essere vergine) e il fatto che in passato si sia tagliato, cosa che aveva rivelato in confidenza al suo (ex) amico e che Orion ha urlato al mondo in occasione dell’emergere delle prime accuse.

In risposta al video, l’11 marzo Orion ha postato un breve tweet dicendo che fossero tutte menzogne, senza però entrare nei dettagli. A “prova” del fatto che stesse dicendo la verità, ha caricato quello che sosteneva essere un referto del suo psichiatra, in cui si parlava dei suoi disturbi derivati come conseguenza di un evento traumatico (nello specifico, lo stupro da parte di Kwite).

La veridicità del documento è stata però messa in dubbio, in quanto alcune parti paiono copincollate dal web (con due righe persino identiche tra loro) e la firma del presunto dottore sembra quasi attaccata con Paint.
Ovviamente non possiamo sapere al 100% se il referto sia ufficiale o meno, ma la maggior parte della gente pare avere preso per vero il fatto che sia contraffatto.

Non che l’opinione della massa conti qualcosa, in questo caso specifico.

Ad ogni modo, in chiusura del messaggio, Orion ha dichiarato che avrebbe “preso una pausa” da Internet, bloccando il suo profilo così che solo le persone seguite da lui possano commentarvi e non rilasciando (per ora) altre dichiarazioni.

Dopo la pubblicazione del video di Kwite, si è assistito a un voltafaccia assoluto del popolo di Twitter. Vedendo il livello di documentazione presentato (e in alcuni casi senza nemmeno guardare il video ma fidandosi della percezione degli altri utenti in merito ad esso), a migliaia sono arrivati i messaggi di scuse da parte di coloro che avevano augurato le peggio cose a Kwite.

Messaggi che continuano ancora adesso, come può confermare chiunque vada su Twitter e digiti “Kwite” nella barra di ricerca. Se si controllano i tweet più recenti (in relazione alla pubblicazione del presente articolo), sono piuttosto sicuro che ce ne saranno decine di nuovi ogni minuto, quasi tutti di scuse o, eventualmente, di gente che gongola perché “lo aveva sempre saputo” o che si era dichiarata neutrale fin dall’inizio.

Anche se ci sono pure persone che non si dicono dispiaciute per aver creduto ad Orion, perché “bisogna sempre credere alla vittima, il peggio che può succedere è supportare un potenziale bugiardo piuttosto che un potenziale stupratore”.

Peccato che non funzioni esattamente così, ma vaglielo a spiegare.

E quindi, a conclusione di questa lunga parabola, cosa abbiamo imparato oggi?

Probabilmente nulla. Non appena una situazione simile si riproporrà ad una qualche celebrità, che sia del web, della tv, del cinema o che altro, sono abbastanza sicuro che a migliaia saranno già pronti a saltare al collo dell’una o dell’altra persona coinvolta (prettamente l’accusato, però), cercando fin da subito di fare il possibile per rovinargli la vita con poche o nessuna prova a sostegno.

Il che significa che non bisogna mai credere a chiunque dica di essere stato stuprato? Buon Dio, no. Non vogliamo nemmeno tornare ai tempi di prima del MeToo, checché ne pensino gli autori della serie “Velma”.

Per chi non abbia colto il riferimento

Ma, come dice lo stesso Kwite verso la fine del suo video di risposta alle accuse: “Trust, but verify”. Ossia, fidati ma verifica.

Personalmente, però, io sono più per un’altra versione, “Listen, but investigate”. Cioè, ascolta quello che ha a da dire colui o colei che si presenta come potenziale vittima, sii di conforto se nelle circostanze ritieni ce ne sia bisogno, ma nel frattempo mantieni quel minimo di distanza emotiva e obiettività necessari per scoprire se ciò che la presunta vittima ha dichiarato è effettivamente successo.

Potrà non essere facile trattenere il proprio giudizio in attesa di effettive dichiarazioni della controparte o (meglio ancora) vere e proprie indagini. Ma a dispetto di quello che dicono molti utenti di Twitter, il rischio non è “solo” quello di avere creduto a una potenziale vittima rispetto a un potenziale abusatore: il pericolo è di rovinare letteralmente la vita a una persona innocente su basi traballanti o senza fondamento.

Ma, come ho detto, è difficile che gli utenti medi abbiano imparato davvero qualcosa. Chissà…

Alla fine di questo papiro, vi starete chiedendo come mai ho preso così tanto “a cuore” questa storia, al punto da dedicarci un articolo di questa lunghezza, considerando le tematiche tipiche di cui discuto.

Mah. Innanzitutto, volevo semplicemente scrivere un po’. Da tanto non lo facevo.

Inoltre, almeno un minimo, ho ritrovato situazioni e meccanismi familiari in ciò che gli è successo. Non esattamente nello stesso campo, fortunatamente, ma a mio tempo anche io sono stato soggetto a ingiurie e false accuse da parte di persone tossiche che mi hanno estromesso da una community per un puro senso di presunta superiorità morale.

Forse un giorno racconterò anche questa storia. Ma in ogni caso, per oggi è tutto.

Se vuoi seguirmi sui vari social, ti consiglio di dare un’occhiata al mio Linktree. Lì ci sono tutti i link necessari.

Alla prossima volta! A prescindere di quando sarà.