Recensione Anime: Drifters, il successore di Hellsing

Drifters è un anime del 2016 composto da dodici episodi, tratto da un’opera ancora in corso (al momento della scrittura di questa recensione, al sesto volume in Giappone) del mangaka Kohta Hirano, già famoso per essere l’autore del celeberrimo e sanguinolento Hellsing.
Potete leggere la mia recensione sulla storia del vampiro più cazzuto di tutti i tempi qui. A questo indirizzo potete invece trovare un mio riassunto comico di Hellsing Ultimate, la serie “fatta bene” (seppur non disprezzi neppure l’anime del 2001) tratta dall’opera cartacea.

Non c’è mai abbastanza Hellsing (o Alucard) nella propria vita…

Lo stile di questa sua seconda serie ricorda molto il precedente lavoro di Hirano, sia per quanto riguarda la caratterizzazione di base dei personaggi sia per l’atmosfera generale che si respira, il tutto contornato dalla regolare presenza di scontri, che siano individuali o sfocianti in vere e proprie battaglie violente.

Così come Hellsing, Drifters non si può definire un’opera propriamente PG rated.

Ma iniziamo a parlare della trama. Toyohisa Shimazu è un samurai del clan Shimazu, nel Giappone feudale del 1600, e dopo una battaglia da cui è uscito vivo per miracolo, si ritrova improvvisamente in un corridoio bianco con innumerevoli porte sulle pareti. Di fronte a lui si pone un misterioso individuo seduto a una scrivania, che senza dargli spiegazioni lo spedisce all’interno di una delle citate porte. Toyohisa si ritroverà in un mondo di stampo fantasy, un universo alternativo popolato da elfi, gnomi, draghi e svariate altre creature, in cui è presente persino la magia. Incontrati due compagni Drifters (o naufraghi; così vengono chiamate dagli autoctoni le persone spedite in quel mondo dall’imperscrutabile figuro, il quale scopriremo non essere il solo “scacchista” in gioco) – altri due personaggi storici, ossia Oda Nobunaga e Nasu no Yoichi – si unirà a loro mentre, tra battaglie sanguinolente e mano a mano nuovi personaggi e risvolti, sia lui che noi cercheremo di scoprire sempre maggiori dettagli circa il “nuovo mondo” e il motivo per cui tutti questi individui di epoche diverse siano stati spediti lì. In pratica, una sorta di isekai battle royale.

Ho come un déjà-vu…

La trama non è tutto sommato nulla di così complicato o arzigogolato. Certamente non mancano i misteri, e la narrazione abbastanza corale farà sì che non ci si soffermerà sempre e soltanto sui medesimi personaggi per lungo tempo (sebbene il gruppo sul quale ci si concentra di più sia quello di Toyohisa e Nobunaga). L’andamento del racconto è comunque abbastanza lineare, e pur presentando intrighi (anche politici) e strategie varie (vista la larga presenza di battaglie, e di generali/strateghi tra le file dei personaggi, era il minimo che questo aspetto fosse almeno in parte trattato), rimane tutto in un’ottica abbastanza “terra terra”, in cui i vari passaggi vengono sempre spiegati – pur non appesantendo di dettagli insignificanti – così da avere le idee piuttosto chiare su cosa e come stia avvenendo.

L’aspetto più importante della serie sono comunque gli scontri, le battaglie, che da tipico di Hirano sono sempre molto sanguinolenti, con teste decapitate (il protagonista, tra l’altro, non farà mai a meno di evidenziare nel corso delle schermaglie quella che è praticamente la sua ossessione per l’accaparrarsi le teste dei nemici), arti mozzati, corpi sbudellati e smembrati.
Se siete persone troppo sensibili, questa serie non fa decisamente per voi.
Personalmente sono dell’opinione che una certa dose di violenza in un’opera, quando stilisticamente e visivamente ben realizzata e narrativamente giustificata, possa persino essere un valore aggiunto. Tarantino docet.

Parlando dei personaggi, impossibile non sottolineare il loro carisma. Sarò di parte, dato che ho già molto apprezzato la precedente opera del mangaka, ma trovo che Hirano sia maestro nel tratteggiare individui affascinanti e pieni di charme che, anche grazie alla vena di follia che scorre in buona parte di essi – unita al loro sorridere quasi compulsivo mentre fanno a fette i nemici o le cose vanno come avevano pianificato – e ai loro discorsi pieni di potenza e carica verbale riescono a esprimere una notevole fortezza di carattere che non può fare a meno che far rimanere conquistati.
A spiccare su tutti è probabilmente Oda Nobunaga, ma trovo che anche gli altri (perlomeno, per quanto ci sia stato fatto vedere fino ad ora di essi) siano degnamente sfaccettati e caratterizzati. Le interazioni tra i personaggi sono poi per buona parte ben costruite e interessanti a vedersi, e si nota come Hirano si diverta un mondo a far interagire tra loro tante figure storiche di epoche diverse, così come a rimaneggiarle nelle caratteristiche alla bisogna per renderle ancora più “particolari” e “personalizzate”.

Come non innamorarsi di questo sorriso?

Le gag che coinvolgono i membri del cast (quello principale soprattutto, del gruppetto di Toyohisa, Nobunaga e Yoichi) sono forse uno degli aspetti più bizzarri della serie (anche se parlare di cose inusitate potrebbe magari perdere di presa, in un mondo popolato da elfi, draghi e compagnia bella…). Sempre con un tocco nonsense/demenziale e con tanto di disegni stilizzati, entrambi elementi tipici dell’umorismo alla Hirano e di un certo genere di comicità giapponese, si trovano spesso a spezzare la tensione anche nel mezzo dell’azione, sfaccettando i personaggi come decisamente più faceti (insomma, cazzoni) di quanto appaiano il resto del tempo. Le prime volte potrebbero anche straniare, e non è improbabile che la sensazione permanga per ogni volta che ce ne sarà una nuova, ma dopo un po’ ci si potrebbe persino fare l’abitudine, e alcune di queste gag magari arriveranno addirittura a risultarvi simpatiche. Dipende dal vostro gusto umoristico, suppongo.

Un esempio di stilizzazione alla Drifters.

Iniziando a parlare di lato tecnico, ci troviamo di fronte a un character design ispirato a quello della serie OAV di Hellsing Ultimate (una discreta parte dello staff di Drifters vi ha lavorato), e personalmente trovo lo stile in questione, ripreso direttamente dal tratto di Hirano, decisamente accattivante. I disegni dell’anime sono puliti, curati e particolareggiati quanto basta se non di più, la colorazione si presenta pregna di chiaroscuri che vanno a dettagliare le figure dei personaggi e delle scene con come risultato una buona resa volumetrica e cromatica. Le animazioni sono piuttosto fluide e ottimizzate, non mi sono accorto di cali particolari ma anzi l’intera produzione mi è parsa attestarsi su un buon livello di realizzazione. Perfino la CGI è ben sfruttata, è presente ma non invasiva, e quando utilizzata riesce ad amalgamarsi adeguatamente con l’ambientazione e i personaggi circostanti (a differenza di altre produzioni animate, come quella di Overlord, in cui l’utilizzo della CG è un fenomeno costante e mal renderizzato).

Una breve permanenza su schermo, una realizzazione forse non eccelsa ma nemmeno pessima e un buon gioco di chiaroscuri, permettono che l’utilizzo della computer grafica risulti adeguata a quanto si sta mettendo in scena.

Anche le musiche sono decisamente buone, soundtrack adeguate per ogni circostanza, dalla battaglia truculenta al momento comico, amalgamandosi perfettamente alle scene senza distogliere l’attenzione da esse. Le sigle sono a loro volta di ottima fattura, con una opening pienamente accattivante e persino cantabile, e una ending che con un tono “di carica” sembra fungere da proseguimento all’adrenalina provata durante l’episodio; quasi una seconda opening cui non mancano però anche toni quasi di “dolcezza” nella parte centrale della composizione, mentre ci accompagna al termine dell’esperienza di visione.

Na na nananana na nana nana… Non potrete non iniziare a canticchiarla dopo averla sentita la prima volta.

Da questa recensione decisamente positiva, si potrà intuire una mia altrettanto positiva valutazione. Conscio però anche della sua incompletezza, non sarebbe proponibile un punteggio pieno o comunque troppo alto. Il mio giudizio su questa prima stagione non può non tenere conto della parzialità della storia narrata.

Dunque…

Voto finale: 8 e 1/2

E speriamo che questo fantomatico “Tokyo 20XX” della seconda stagione (annunciata nell’ultimo frame dell’episodio finale) giunga presto… Anche se con i tempi di Hirano, che dei suoi manga sforna un volume all’anno solo quando è in buona, mi sa che il “20XX” lo vedremo tra un po’… A meno che la produzione dell’anime non decida di prendere una propria strada. Cosa che non mi auguro, dato che raramente queste scelte portano a qualcosa di buono.

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Intanto che ci siete, magari date uno sguardo anche alle altre mie recensioni su Anime, Animazione (in cui sono compresi pure prodotti occidentali) e Cinema.
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Alla prossima!