Recensione: Rick and Morty – Viaggi dimensionali e pessimismo universale

L’avevo annunciato nella recensione di Star vs the forces of evil, ed è arrivato il momento: oggi parlerò della serie animata Rick and Morty, cartone statunitense che ha visto la luce nel 2013 per opera di Justin Roiland e Dan Harmon e che conta attualmente due stagioni + un episodio (con una terza stagione che sta per vedere la luce).

Rick, protagonista della serie, è un geniale inventore che vive nella casa di sua figlia Beth e il di lei marito Jerry. L’eccentrico “scienziato pazzo” coinvolgerà molto spesso il quattordicenne nipote Morty nelle sue straordinarie (ma non sempre – anzi, quasi mai – piacevoli) avventure nello spazio, in universi paralleli o altre dimensioni…

Rick and Morty è una delle tipiche serie animate occidentali degli ultimi anni: a uno stile di disegno estremamente semplice e stilizzato nella rappresentazione (dei personaggi soprattutto) si unisce un livello di profondità nei temi e nel livello della sceneggiatura che lo rendono una produzione decisamente matura e qualitativamente altissima.

Il nostro main character Rick ricopre un ruolo a metà tra il Dottore di Doctor Who e Doc Brown di Ritorno al futuro (tra l’altro, la serie è proprio nata come parodia della famosa trilogia di Robert Zemeckis, e questo è particolarmente chiaro nel design dei due protagonisti). Al contrario però dei due individui appena citati, assimilabili a “maestri di vita” per coloro che li seguono nelle loro avventure (i “companions” per il Dottore, Marty per Doc), saggi, sempre con una risposta pronta, eccentrici ma di buon cuore, Rick è invece l’opposto: un uomo cinico, disilluso, estremamente egoista e praticamente insensibile nei confronti della sofferenza altrui, spesso anche se si tratta della sua stessa famiglia (sebbene alle volte mostri pure di tenere a loro).

I nostri protagonisti durante una delle loro mirabolanti avventure.

Le sceneggiature degli episodi sono assolutamente brillanti nella loro strutturazione, dialoghi, riferimenti. Le citazioni alle pellicole classiche e più moderne della fantascienza e dell’horror (Alien, Nightmare, Signs, Inception, La notte del giudizio e moltissime altre) si sprecano, praticamente ogni trama di ogni puntata si basa su un film. Il tutto mischiato in un interessantissimo calderone in cui episodio dopo episodio (i quali sono – quasi sempre – autoconclusivi ma non slegati tra loro) entriamo sempre più in confidenza con i personaggi, conoscendo le loro qualità (quando ci sono…) e soprattutto i lati meschini della loro personalità, in un campionario umano (e alieno) negativo ma non per questo esagerato o improbabile, ma che anzi proprio per la sua negatività si tinge di un grande realismo.

Il genere di comicità dell’opera certamente non è per tutti. Si fa larghissimo uso di black humour, in cui violenza e situazioni decisamente moralmente ambigue sono all’ordine del giorno; una tipologia di umorismo, insomma, che rimanda molto a serie come South Park o, un po’ più alla lontana, I Griffin (senza però il no-sense, siccome, per quanto assurde, più o meno tutte le situazioni presentate trovano fondamento o in teorizzazioni con basi scientifiche o comunque nei tipici dettami della fantascienza che, per quanto improbabili, non sono nemmeno del tutto fuori da ogni concezione). Insomma, quello di Rick and Morty è un mondo in cui il politically correct non ha posto.

Prima di chiudere, voglio spendere qualche parola su un tema che provoca sempre grandi discussioni negli appassionati, ossia il doppiaggio. La serie infatti l’ho guardata in italiano (tranne ovviamente l’episodio 1 della terza stagione, che è uscito finora solamente in inglese) e non mi pento affatto della mia scelta. Intendiamoci: il doppiaggio originale (in cui è lo stesso Roiland a prestare la voce ai due personaggi principali) è molto buono, in particolar modo quello di Rick. Ma è questo un buon motivo per schifare il bel lavoro che è stato fatto nella trasposizione italiana? Perdiana, i “nostri” Rick e Morty sono doppiati da Christian Iansante David Chevalier, due capisaldi del doppiaggio nostrano, voci ufficiali di grandi attori di Hollywood, con decine di ruoli all’attivo nella televisione e nel cinema e anni di esperienza alle spalle. E, personalissima (ma obiettiva) opinione, rendono benissimo i personaggi da loro interpretati.

Voto finale: 9 ½

La prossima recensione su una serie animata occidentale che scriverò riguarderà Gravity Falls.
Intanto, non mancate di leggere anche le mie altre rubriche, tra cui quella dedicata ai film di Quentin Tarantino e sull’animazione orientale.