Villainous – Intervista ad Alan Ituriel

L’Argentina Comic Con 2018 (25, 26 e 27 maggio) ha avuto un ospite fortemente atteso per i fan di Cartoon Network e dell’animazione. Il creatore della serie “Villainous“, Alan Ituriel, ha tenuto una conferenza nell’auditorium di Puerto Salguero in una stanza piena di gente. Tra ovazioni, risate, regali e abbracci, l’animatore ha avuto il suo primo incontro con i suoi fan fuori dal suo paese natale: “È stato molto bello vedere i fan dell’Argentina”, ha detto a Naranjita, ore dopo la convention.

A 24 anni, il regista ha già una sua serie animata su CN, dove migliaia di spettatori seguono le terribili e maligne vicissitudini di Black Hat, un cattivo così potente che non ha un nemico eroico da affrontare, per questo riempie le sue giornate offrendo il suo tempo e i propri servigi agli altri cattivi, aiutandoli a raggiungere i loro obiettivi.

Il giovane artista ci ha raccontato il processo di realizzazione dello show, le cause principali dell’emergere di Black Hat e il suo legame con il nuovo pubblico che è sempre più consapevole della serie.

 

Alan all’Argentina Comic Con.

Qual è stata la motivazione principale che ti ha portato a creare “Villainous”?

La motivazione principale è che ho sempre desiderato fare animazione sin da bambino. Quando ero piccolo, ricordo che mia nonna era solita inumidirmi dei fogli di olio (quello da cucina) in modo da poter ricalcare i disegni dalla televisione, specialmente dalle VHS, perché allora avevo un videoregistratore e potevo andare fotogramma per fotogramma per vedere come si muovevano le immagini. Dunque, sin da quando ero bambino ho sempre desiderato fare animazione e mi sono sempre piaciuti i cattivi più degli eroi, mi attraevano maggiormente, sia visivamente che psicologicamente. Entrambi questi aspetti sono stati ciò che mi ha spinto a creare qualcosa che avesse a che fare con i cattivi come personaggi principali per l’animazione 2D, la quale mi affascina enormemente. Questo è stato ciò che mi ha spinto a scegliere il mio cammino.

 

Come hai coltivato questa idea?

Beh, quando ero al liceo ho iniziato a sviluppare l’idea di voler fare un cartone in cui il cattivo principale non fosse un tonto, un bruto, un incompetente. Ecco perché ho reso Black Hat così bravo nell’essere cattivo da aiutare persino altri cattivi a fare quello che vogliono. Questo è quello che ricordo, ciò che volevo fare, un cattivo che sapesse essere malvagio e che fosse bravo nell’essere cattivo. Il resto è stato formato nel corso degli anni.

 

Prendi ispirazione dal mondo reale?

Sì, in effetti i personaggi principali hanno un’ispirazione diretta dal mondo reale e con esperienze o con persone che fanno/facevano parte della mia vita. Ad esempio, Flug è il mio più vecchio e migliore amico, che conosco dall’asilo: si chiama Gerardo, è la mia ispirazione per Flug perché è una persona molto brillante, molto intelligente e che può parlarti di qualsiasi cosa, di come può precipitare un aeroplano, di fisica, di quantistica; e, infatti, ama gli aerei e le catastrofi aeree. Ed è una persona abbastanza normale, ama i fumetti, gli anime, i film. È questa dualità che possiede Flug, uno scienziato brillante, ma anche una persona comune che ti è simpatica ed è fantastica. Anche Demencia ha la sua ispirazione in una ragazza che ho conosciuto al liceo, che mi ha introdotto al mondo degli anime; la sua maniera di vestire è molto “carica”, con un sacco di righe e catene. Tutti i personaggi sono basati su qualcuno o su qualche situazione della mia vita.

Anche la trama ha una ispirazione reale… Ma è più nascosta.

 

Come è stato il processo di creazione del personaggio nei casi di Flug e Demencia?

L’intero procedimento si è basato su due cose: i cattivi classici e le persone che ho incontrato, e uno stile un po’ diverso da quello che si vede oggigiorno. Per esempio, da quando ho iniziato “Villainous”, sapevo di non volere uno stile arrotondato; molti degli stili di oggi hanno forme rotonde, perché i cerchi sono considerati di solito come qualcosa di bello, sicuro o pacifico. Le rotondità sono in questo momento storico molto presenti nell’animazione, ed è normale, perché i cartoni hanno eroi come personaggi principali. Quindi, sono cerchi.
Ma noi creiamo cattivi, e volevo che si vedesse, sin dallo stile visivo, che fossero tali e per nulla amichevoli. È un mondo distorto e orribile in cui Black Hat è il padrone. Quindi, tutto è spigoloso, molte cose sono storte; volevamo allontanarci da tutto ciò che oggi rappresentano gli eroi dei cartoni animati. Ci siamo ispirati allo stile contorto di Tim Burton, il quale è stato una costante per noi, soprattutto in ambito artistico. Anche nel caso di Black Hat: i cilindri normali hanno delle rotondità, ma il suo lo abbiamo reso spigoloso così da dargli un’apparenza “ostile”.

Prendendo tutto ciò come base, nella progettazione di Flug abbiamo usato questo stile (angoli e rette), ma in modo che rispecchiasse di più il suo carattere ordinato: lo abbiamo reso più “dritto” ma ugualmente spigoloso, il sacchetto è pieno di punte ma anche di rette e con picchi nella parte bassa. Ci siamo basati molto sul fatto che Flug è uno scienziato giovane e tranquillo e non il tipico scienziato anziano.
E Demencia è basata sulla cultura giapponese e sui fan giapponesi visti come iperattivi, fuori dalla norma. A parte questo volevo che fin dal suo design fosse evidente che è folle e strana, che è completamente illogica, la vedi e dici: “Caspita! Che design bizzarro”, perché il punto era questo, che ci si estraniasse in tante cose senza senso. Il contrasto tra i due è molto chiaro sia visivamente che psicologicamente perché entrambi sono creati come contrappeso. Ordine e caos, Flug è del tutto simmetrico e Demencia no, è molto asimmetrica. Sono opposti.

Flug durante il corto “Bad Security”

 

Quali sono le influenze della serie?

Ci sono molte influenze da Cartoon Network perché l’adoriamo. Ha anche molti riferimenti al cinema perché sono un grande appassionato di film hardcore, mi piacciono molto i film. Anche riferimenti alla letteratura, al mondo reale e ai fumetti. Perché sono cresciuto con i fumetti, non con una console. Mentre altri ragazzi giocavano a Mario Bros. o Zelda, io leggevo fumetti.

 

È interessante che tu menzioni il cinema perché vedo molto cinema dell’orrore nella serie ed è lì che, a volte, il cattivo vince. “Villainous” appartiene a quel sottogenere animato horror come “Leone, il cane fifone”?

Uh! Sì, a noi piacciono molto i film dell’orrore, io li adoro. Quindi sì, è come un horror per bambini. Infatti, il musicista della serie, Kevin Manthei, la prima volta che ha composto la musica, mi ha detto che sentiva di star facendo un film horror per bambini, che era molto visivamente scary, con immagini forti come quando Black Hat si trasforma, o cose del genere. Perché la musica è in grado di accentuare qualcosa, in questo caso l’orrore, con l’idea di giocare con esso che a me personalmente affascina. Sono sempre stato affascinato dall’horror per bambini.

 

Come è nata l’idea di farti diventare la voce di Black Hat? Quali sono state le ispirazioni per realizzarla?

All’inizio non pensavo di fare la voce di Black Hat, è stata una casualità. In una animatic (mostrata a CN) erano utilizzate voci provvisorie e a quelli di Cartoon Network è piaciuta la voce di Black Hat: “Chi è Black Hat?”, mi hanno chiesto: “Oh, sono io”, e hanno detto: “Dovresti essere tu! ” (ride) E da quel momento sono stato scelto per essere Black Hat, non l’avevo in mente dal principio. E per la sua voce ho fatto qualcosa di molto simile alla performance di Tim Curry in “IT”, provando a combinare le prestazioni delle voci inglese e spagnola per fare Black Hat. Quello inglese risulta un po’ strano, con un certo accento latino.

Black Hat durante il corto “The Note of Destruction”.

 

Sei regista, sceneggiatore, animatore, produttore… Come è stata la decisione di prendere così tante posizioni?

Beh, personalmente, mi piace essere coinvolto in tutte le posizioni. Tutte! Dalla sceneggiatura, al montaggio e alla post-produzione, mi piace essere coinvolto. Il lavoro di produzione e gestione è molto impegnativo, ma ogni volta che posso realizzo sketches. E l’animazione, in particolare, la adoro. Ogni volta che posso animare Black Hat o Demencia, mi diverto molto perché li sto vedendo diventare vivi, muoversi, acquisire la voce, è tutto molto bello. Ognuna di queste parti mi affascina enormemente, ed è per questo che non posso fare a meno di essere coinvolto in tutto. (Ride)

 

Pensi che ci sia un segreto per creare un umorismo efficace?

Con Villainous, ciò che faccio e ciò che fa il team di AI, è che se fa ridere me, dovrebbe riuscire a far ridere anche qualcun altro al mondo. Mi diverto un sacco con le serie comiche e i film comici, rido sempre molto, non riesco a trattenermi e rido. E se fa ridere me, e lo trovo divertente io, dovrà esserci qualcuno che lo trova divertente anche da qualche altra parte.

 

Hai avuto qualche difficoltà nella realizzazione della serie?

Sì, qualcuna. Ad esempio, in Messico non esisteva un vero supporto per l’animazione. Molte volte sono andato in luoghi fulcro dell’intrattenimento nel mio paese e lì l’animazione non era ben vista. Ho anche provato a studiare cinema nelle due più grandi scuole del Messico e in entrambe non mi volevano perché volevo fare animazione. Mi hanno detto: “Se vuoi fare animazione, questo non è fare cinema”, c’era ben poco supporto. Ricordo di aver esposto a professori o gente del cinema il mio progetto e mi hanno detto che era pessimo. C’erano costantemente delle complicazioni, ma ho sempre avuto fede nel fatto che “Villainous” fosse destinato a qualcosa di grande e che piacesse a me. Poi mi sono detto: “Se piace a me, dovrà pur piacere a qualcun altro al mondo, fosse anche una sola persona”. Così ho continuato e continuato a svilupparlo; e l’opportunità è arrivata con Cartoon Network quando vennero ​​a Cuernavaca, in Messico (Pixelatl), dove potei presentarglielo. A loro è piaciuto, e ora è lì, su Cartoon Network!

Black Hat durante il corto “Squeak”.

 

Apprezzi le differenze nel fare animazione in Messico piuttosto che in altri paesi, ad esempio, nel Regno Unito?

È un settore che sia gli Stati Uniti che la Corea, il Canada e, proprio ora, l’Europa, hanno dominato e super-addestrato. È un’industria che richiede tempo e tanta dedizione. Ma credo che, qui in America Latina, abbiamo abbastanza per competere con chiunque di loro. Forse è stato un po’ più difficile in Messico perché non c’era tanto sostegno, ma ora sta iniziando ad avere molto più supporto, negli ultimi anni c’è stato un boom dell’animazione, un mezzo davvero bello e che mi rende molto felice
Quindi, non dovremmo aspettare il sostegno che crediamo verrà, ma perseverare, andando avanti da soli. Ma, per esempio, qui in Argentina avete un’animazione molto buona, ho visto opere di animazione davvero valide. Penso che, a poco a poco, l’America Latina si stia ritagliando un proprio spazio, e continuando così diventeremo un’industria dell’animazione molto forte.

 

Quali animazioni argentine ricordi?

Ricordo varie animazioni, dalle più “piccole” alle più “importanti”. Da bambino, alcune clip originali che vedevo su Cartoon Network erano state realizzate in Argentina, e recentemente, il bumper pubblicitario dei 25 anni di Cartoon Network, molto ben animato e che è tutto una sequenza fantastica. E per quanto riguarda cose più impegnative, c’è un film chiamato “Goool!” (2013) che mi ha sorpreso, in Messico non ho mai visto un film in 3D con quella cura. Davvero forte l’animazione argentina!

 

Ma il tuo tempo dedicato alla fruizione è ora molto diverso …

Vero. Prima ero molto consumatore, ero un grande fan. Ma ora devo essere colui che produce ciò di cui i fan fruiscono. Quindi, il mio tempo di consumatore non esiste più ed è brutto perché ci sono molte cose che mi piacerebbe vedere e scrivere. Ma non c’è tempo.

 

I fan creano molti contenuti, come risponde la serie a questo? Ci sono cambiamenti in base alla ricezione da parte dei fan?

Beh, i fan sono sempre molto importanti per noi perché in fin dei conti giochiamo a un gioco con loro, soprattutto con ciò che riguarda “Villainous” e tutti i suoi segreti. Stiamo giocando costantemente con i fan. Siamo molto consapevoli di come reagiscono. Ci è voluto molto tempo prima che fosse trovata la pagina segreta di “Podemos Bailar“, davvero un sacco. Ma è stato un bene, perché ci siamo resi conto di quali sono i loro limiti. E ci sono altri segreti, nei cortometraggi, nelle stesse piattaforme, nei primi corti che sono usciti, che ancora non riescono a trovare. È sempre bello giocare con tutto ciò e vedere come va, come vanno i fan, cosa hanno scoperto e cosa no per vedere cosa possiamo fare per mantenere nascosto o divertente il gioco che stiamo giocando. È sempre molto divertente.

E in merito a come incidono direttamente nella storia i contenuti che creano i fan, “Villainous” ha già stabilito le cose che devono accadere. A volte dobbiamo dare un’occhiata a cosa fanno i fan, dobbiamo assicurarsi che non si confondano, o cose del genere. Ma è sempre bello tenere sotto controllo i fan perché, dopo tutto, ci aiutano a sapere cosa vorrebbero loro e cosa vorremmo noi.

Schermata principale del sito “Podemos Bailar”.

 

Come hai scelto la tua squadra in AI Animation Studio? Quali requisiti bisogna avere per essere un membro?

Per cominciare, ho sempre voluto che fosse una squadra dell’America Latina. Sfortunatamente, in Messico è un po’ difficile radunare persone da tutta l’America Latina. Le selezioni sono avvenute soprattutto in merito ai loro lavori passati, la loro passione e il loro slancio; e in effetti è stata una scommessa, ho scommesso su coloro che avevano il desiderio di realizzare una produzione che non sembrasse uscita dal Messico, che tu potessi vederla e non sapere da dove venisse realmente, che si potesse credere che provenisse da dove vengono Steven Universe o Adventure Time. Ho voluto trovare chi avesse tanta passione e voglia di farlo. Ed è per questo che sono stato in grado di portare persone da tutto il Messico e da altri stati a lavorarci.

Penso che un suggerimento per le persone che vorrebbero unirsi al team di AI o per le persone in generale che vorrebbero lavorare nell’animazione, è che credano in sé stesse e nel loro lavoro. Non si avrà sempre la “magia” o il talento per farcela (i disegni o la vena comica stessa) ma occorre anche lavorare con impegno. È una combinazione di entrambe le cose, questa “fantasia” e “magia” con il duro lavoro. E perseverare, e perseverare, e perseverare… E non darsi per vinto. Nonostante le barriere, continui ad andare avanti.

 

Hai detto che una delle cose che ti piacciono dell’animazione è che i personaggi prendono vita. Quali altre virtù vedi nell’animazione?

La più grande virtù che vedo nell’animazione è che non ci sono limiti alla creatività, a differenza dei live action. Inoltre, ci sono film in live action che sono metà e metà, metà animazione e metà dal vivo, ad esempio tutti i film di supereroi sono per metà d’animazione. Ma è solo per questo, non ci sono limiti. Non sei legato alle leggi della natura, della fisica o della realtà. E puoi fare quello che vuoi, ed è questo che mi affascina. Ti è sufficiente creare e basta.

 

Con tutto questo boom dei supereroi, pensi che stiamo vivendo la tirannia dell’eroe buono?

Sì, c’è qualcosa che mi piaceva dei cattivi di quando ero un bambino, e cioè che ci sono cattivi cattivi, come Black Hat, che sono davvero malvagi e orrendi. Ma ci sono anche cattivi da diverse prospettive, che hanno a che fare con il modo in cui un cattivo viene percepito dalla gente e da come percepisce sé stesso, così il bene e il male cessano di esistere come due poli opposti, e nasce una gamma di giganteschi grigi. Io, ad esempio, l’ho pensato quando ero bambino quando ho visto il film di Peter Pan, e quando ho letto il libro (già da un po’ più grande). Nel film non è così evidente, ma nei libri! Peter Pan è peggio di Capitan Uncino stesso, nell’opera uccide bambini smarriti e altri. È molto più cattivo, dunque chi è più cattivo? Uncino o Peter Pan? Quindi il punto è questo: cosa rende l’eroe “eroe” e il cattivo, il “cattivo”? Villainous gioca con questa prospettiva, non con Black Hat, ma con gli altri personaggi.

Alan e altri membri del team durante la conferenza.

 

Cosa pensi che “Villainous” porti ai bambini di adesso?

Due cose. C’è un messaggio con “Villainous” che sono stato a malapena in grado di sfruttare e che non posso condividere. E l’altro messaggio, che stiamo dando in modo specifico, è quello della perseveranza, che in qualche modo tutti hanno in Villainous. Ad esempio, Flug ha molta perseveranza nonostante il lavoro con Black Hat, continua a creare, rimane fedele a sé stesso; e Demencia crede in modo perseverante che Black Hat la ami (ride); Black Hat ha molta perseveranza nel trovare una nemesi; e 5.0.5. ha molta perseveranza nel fatto che Black Hat lo ami, e anche nel cercare di fare il meglio che può nonostante non farà mai del male a una mosca. Questo è il messaggio che si sta vedendo nei cortometraggi.
Tuttavia, il messaggio che volevo veicolare con Villainous è molto diverso, ma al momento non ho ancora potuto esplorarlo. Però mi piacerebbe farlo a un certo punto.

 

Comunque, la ricezione del pubblico adulto è diversa. Come vivi il tema dei fan?

Lo adoro! I fan sono fantastici, cerco di incontrarli ogni volta che posso. Questi eventi sono preziosi perché posso stare con loro, sono in grado di condividere momenti e abbracciarli, e tutto ciò per me è fantastico. La verità è che non ho parole per ringraziare i fan. Loro sono, in fondo, coloro che mi fanno percepire che tutto il lavoro, lo sforzo, il sudore e le lacrime valgono, ed è grandioso.

Il precedente articolo è una traduzione dell’intervista a questo indirizzo.

 

L’intervista con Alan si conclude qui.
Intanto che ci siete, magari date uno sguardo pure alle altre mie recensioni su Anime, Animazione (in cui sono comprese inoltre produzioni occidentali) e Cinema (è attualmente in corso una mia rubrica dedicata alle pellicole di Quentin Tarantino, che chissà quando continuerò… Ma intanto ciò che ho già fatto è sempre lì in attesa di essere letto!).
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